SINOSSI di un romanzo

Ci siamo, hai terminato il tuo romanzo, sistemato quelle parti che non ti convincevano accumulando bozze su bozze, fatto un primo editing in modo che il testo sia pronto per essere mostrato a una casa editrice, un’agenzia letteraria o un agente letterario.

Molto bene, inizia a fare una ricerca in base al genere del tuo manoscritto, sfogli i cataloghi e… tutti richiedo una sinossi.

COSA È UNA SINOSSI?

Una sinossi è una sorta di riassunto -passami il termine- del tuo libro. In una sinossi non devi limitarti a riassumere ciò che hai scritto (finale incluso, mi raccomando, non stiamo parlando della 4° di copertina), ma devi raccontare il tuo romanzo in modo sintetico e accattivante.
È il biglietto da visita del tuo romanzo, perché si tratta del mezzo attraverso il quale il tuo interlocutore viene a conoscenza della tua scrittura, la consapevolezza della trama e ultimo, ma non meno importante, la storia del tuo libro.
Un modo per poter definire la tua bravura e originalità nella scrittura.

Potrebbe sembrare un lavoro facile riassumere il proprio romanzo, ma non è sempre così.
Se un autore non riesce a riassumere il proprio romanzo, esprimere il concetto dell’opera, allora c’è un problema di base con la storia narrata.
In questo caso non bisogna amareggiarsi, anzi, è un aiuto per essere un autore più consapevole della propria opera.

COME IMPOSTARE UNA BUONA SINOSSI

Una sinossi efficace deve essere breve, coincisa e in grado di mettere in evidenza i punti di forza del romanzo.
Con questo, il primo consiglio è:

  • Evitare di inserire ogni scena/dettaglio del vostro romanzo. Rischiereste di annoiare subito il lettore e di venire scartati dopo poche righe.
  • Non esiste una lunghezza standard per una sinossi perfetta, ma di sicuro la brevicità può solo che ripagarvi. Io consiglio massimo 2000 battute spazi inclusi.
  • Ricordarsi che la sinossi è un testo da inviare come presentazione del proprio lavoro, non una formula di marketing, non la 4° di copertina. Questa ha lo scopo di incuriosire un potenziale lettore e di far conoscere la trama del vostro romanzo.
  • Evitare commenti personali all’interno della sinossi. La modestia premia sempre.
  • Dedicare tempo alla stesura della sinossi, rileggerla, riscriverla più volte se necessario. Assicurarsi che sia perfetta prima di inviarla. Molti editori decidono le sorti di un’opera dalla sinossi.

ANDIAMO PIÙ NELLO SPECIFICO

Un romanzo è composto da un inizio, uno svolgimento e una fine. Ovviamente, non essendo un racconto breve, saranno sicuramente presenti delle ramificazioni della trama, ma in questo caso non ci interessano.
Utilizzare questa struttura per impostare la sinossi, senza dimenticarsi di inserire i colpi di scena importanti che caratterizzano l’opera.
Spiegare i personaggi principali, non quelli secondari che, all’interno di una sinossi, sarebbero solo una divagazione. Le ambientazioni e il periodo in cui è ambientata la storia. Questi sono tutti elementi fondamentali che caratterizzano la trama.
Ricordarsi di inserire sempre il finale. Il protagonista si evolve lungo la trama, supera (o forse no) gli ostacoli in modo da raggiungere il suo obbiettivo. Se all’interno di una sinossi manca il finale, l’editore non capirà se il protagonista è riuscito nei suoi intenti e se il suo viaggio è stato raggiunto.
Mostrare il conflitto della storia. Ce ne è sempre uno, che sia interno o esterno.

Essenzialmente: l’elemento scatenante che porterà il protagonista ad abbandonare il mondo ordinario (Viaggio dell’eroe), le ambientazioni, la scelta temporale, l’intreccio; sono tutti elementi che devo essere presenti in una sinossi.
Spiegare anche il genere narrativo e a quale target di lettori vi rivolgete. Se ci sono scelte particolari dei punti di vista è bene segnalarlo.

  • Mi riferisco agli scrittori fantasy

Dove il workbulding è un elemento fondamentale dell’opera, come le ramificazioni dei numerosi plot secondari, dedicate giusto una riga a questi elementi.
La sinossi deve essere breve e stimolante.

[maggi informazioni sugli elementi che compongono il genere fantasy ]

Ultimo consiglio: scrivere la sinossi sempre in 3° persona singolare, tempo presente indicativo.

MA PASSIAMO A DEGLI ESEMPI

Arrivati a questo punto, concluderei questo articolo con degli esempi di opere famose che potrebbero aiutare a fare chiarezza sul concetto di sinossi.

Ricordatevi sempre che ogni sinossi è personale e mostra il vostro livello di scrittura e forza del romanzo.

[Quelli che seguono sono esempi di riassunti in base alle regole della sinossi, limitandosi a mostrare la trama. Fonte libraccio.it]


Emily Brontë, Cime Tempestose

Cime Tempestose è il nome della casa che su un’alta e ventosa collina dello Yorkshire possiede la famiglia Earnshaw. Essa rappresenta anche nel nome la natura e la forza indomabile delle passioni che sconvolgono gli uomini. Qui viene accolto e allevato dal signor Earnshaw il trovatello Heathcliff. Tra Heathcliff e Catherine, figlia di Earnshaw, si stabilisce una profonda intesa affettiva. Col passare degli anni il rapporto s’incrina per l’insorgere di barriere di classe e Catherine s’impegna a sposare Edgar Linton, ricco e gentile, la cui proprietà confina con quella degli Earnshaw.
Heathcliff, umiliato e offeso da Catherine, maltrattato dal fratello di lei Hindley, si allontana.
Quando tre anni dopo Heathcliff torna ricco, è troppo tardi, Catherine è già sposata. Heathcliff furioso giura vendetta. Sposa Isabella Linton, sorella di Edgar, per assumere il controllo della proprietà e distruggere la famiglia.
Catherine consapevole di essere la causa di tante sofferenze si ammala e muore dopo aver dato alla luce la piccola Cathy. Heathcliff disperato e inconsolabile cerca di impossessarsi di tut­to ciò che apparteneva a Catherine. Quando è sul punto di riuscirvi, muore e su sua richiesta viene sepolto ac­canto a Catherine, in modo che nulla possa più separar­li, ai bordi della brughiera, dove da bambini giocavano. Nella casa la vita riprende con il matrimonio tra Hareton, figlio di Hindley, e Cathy.

Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray

Dorian Gray, un giovane di eccezionale bellezza, viene ritratto dall’amico pittore Basil Hallward in un quadro di straordinaria somiglianza.
Affascinato dal cinico lord Henry Wotton, Dorian si lascia andare a una vita di piaceri senza alcuno scrupolo morale facendo soffrire quanti lo amano. Abbandona la fidanzata Sybil, che morirà suicida, e incapace di accettarne il biasimo uccide lo stesso Basil.
Nessuna traccia di tanta depravazione resta sul volto di Dorian. Per uno strano sortilegio il ritratto possiede la prerogativa di invecchiare al suo posto. Il volto spaventoso del quadro, che Dorian va a scrutare di nascosto, diventa così un severo atto di accusa contro di lui, al punto che egli non riesce più a sopportarne la vista.
In un momento di disperazione lo sfregia con un pugnale. Ma colpire il ritratto, che racchiude in sé la sua anima, significa colpire sé stesso e Dorian muore. Improvvisa avviene una doppia metamorfosi: il ritratto torna quello d’uno splendido giovane mentre sul volto di Dorian compaiono i segni della sua vita dissoluta.

Italo Calvino, Il visconte dimezzato

È un romanzo breve dello scrittore italiano Italo Calvino pubblicato nel 1952 nella collana Gettoni della casa editrice Einaudi.
Si tratta del primo capitolo della trilogia I nostri antenati raccolta in volume unico nel 1960, insieme a Il barone rampante e Il cavaliere dimezzato.

In un periodo ipotetico tra la seconda metà del Seicento e l’inizio del secolo successivo, il visconte Medardo di Terralba durante la guerra contro i Turchi viene tagliato a metà da una cannonata. Si divide in due personaggi, il Gramo e il Buono.
Il Gramo è la parte cattiva come imparano a loro spese gli abitanti di Terralba sua patria dove egli ritorna. Fa azioni come: offire funghi avvelenati al nipotino, infierire su piante e animali tagliandole a metà, impiccare su un patibolo speciale bracconieri e gatti, appicca il fuoco a fienili e case. Quando anche l’altra metà, la sinistra, quella buona, raggiunge Terralba, la troppa bontà non tarda a rivelarsi fastidiosa, bigotta e opprimente come l’eccessiva cattiveria.
Alla fine le due metà del visconte si affrontano in duello per la bella Pamela. Sanguinanti entrambe vengono ricomposte dal dottor Trelawney e Medardo torna ad essere un uomo intero, né cattivo né buono e a Terralba la vita migliora.

Vittorini ha coniato una formula critica secondo cui la scrittura di Calvino può realizzarsi sia in un senso di “realismo a carica fiabesca” (Il sentiero dei nidi di ragnoUltimo viene il corvo) che in un senso di “fiaba a carica realistica”, come in questo caso.

Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi

La sera del 7 novembre 1628 don Abbondio, curato d’un borgo montano sulle rive del lago di Como, rientra dalla passeggiata serale. Due bravi di don Rodrigo, signorotto del luogo, lo fermano e gli comandano di non celebrare il previsto matrimonio tra Lucia Mondella e Renzo Tramaglino. Don Rodrigo s’è invaghito di Lucia e ha scommesso con il cugino conte Attilio che la fanciulla sarebbe stata sua. Don Abbondio, che è un uomo pauroso e servile, si dichiara pronto all’ubbidienza e, quando il mattino seguente Renzo si presenta a lui per le ultime formalità, oppone una serie di impedimenti. Il giovane, interrogata Perpetua serva di don Abbondio, riesce a sapere la verità. Renzo comunica subito il fatto a Lucia e a sua madre Agnese. Quest’ultima consiglia a Renzo di rivolgersi all’avvocato Azzeccagarbugli, che al nome di don Rodrigo allontana il giovane.
I due promessi tentano allora un matrimonio a sorpresa, ma il tentativo fallisce per la reazione di don Abbondio che sveglia l’intero paese. Nello stesso momento i bravi di don Rodrigo guidati dal Griso falliscono il rapimento di Lucia. Per salvarsi ai due giovani non resta che la fuga. Con l’aiuto di padre Cristoforo, il frate cappuccino confessore di Lucia, lasciano il paese, Lucia diretta a Monza e Renzo a Milano.
Da questo momento trascorreranno due anni prima che possano ritrovarsi. Raggiunto il convento di Monza, Lucia è affidata alle cure di Gertrude. Gertrude che è diventata monaca a forza, costretta dalla volontà paterna, ha da tempo una relazione con Egidio, un nobile legato all’Innominato, potente e malvagio signore. Quest’ultimo con l’aiuto di Egidio e Gertrude rapisce per don Rodrigo Lucia, che viene condotta nel suo castello. Al cospetto di lei, della sua disperazione e dignità, alle sue parole che invocano anche per lui, colpevole di orrendi misfatti, la misericordia di Dio, rinominato, già da tempo turbato da un intimo conflitto, vive una notte di crisi profonda. Tutto gli appare insensato e la vita solo una rapida corsa verso la morte.
Al mattino, informato dell’arrivo in paese del cardinale Federigo Borromeo, a festeggiare il quale dalle campagne e dai borghi vicini arrivava tanta gente, si reca da lui. Spinto dalle parole affettuose del cardinale l’Innominato piange, lo abbraccia e si sente pronto ad affrontare un radicale cambiamento di vita. L’uomo rinnovato dalla Grazia prevale in lui sull’uomo antico. Decide di aiutare Lucia. L’affida a donna Prassede, moglie del dotto don Ferrante. Renzo, che avrebbe dovuto trovare rifugio in un convento di cappuccini a Milano, giunto in città è rimasto coinvolto nei tumulti di San Martino. Scambiato per uno dei capi della rivolta, mentre veniva condotto in carcere è stato salvato dall’intervento della folla.
Sfuggito alla giustizia si è rifugiato a Bergamo dal cugino Bortolo e dietro suo suggerimento ha preso il nome di Antonio Rivolta. La guerra per la successione del ducato di Mantova strazia intanto l’Italia settentrionale coinvolta nella Guerra dei Trent’anni. La carestia e la peste, diffusa dall’esercito dei lanzichenecchi, cominciano a mietere vittime. Renzo, informato che Lucia è a Milano da donna Prassede, lascia Bergamo. Arriva in città quando il contagio è al colmo. Scambiato per un untore si salva saltando su un carro di monatti che lo portano al Lazzareto.
Qui ritrova padre Cristoforo, che si prodiga per i malati nonostante sia anch’egli vicino alla fine, don Rodrigo morente e finalmente Lucia. L’ultimo ostacolo alla felicità dei due giovani è il voto di castità pronunciato da Lucia nel terrore della prigionia al castello dell’Innominato. Padre Cristoforo scioglie la giovane dalla sua promessa, che per quanto nobile e sincera, era stata fatta in un momento di grande agitazione e senza tener conto che lei s’era già promessa a Renzo. Una pioggia purificatrice segna la fine dell’epidemia. Tornati al paese, Renzo e Lucia sono sposati da don Abbondio. Dopo il matrimonio si trasferiscono altrove. Li attendono le normali difficoltà della vita, che più maturi e consapevoli sapranno affrontare.