L’INCUBO DI HILL HOUSE, Shirley Jackson

«Sono sicura che vi prenderete cura di noi come meglio non si potrebbe, lei e sua moglie» disse, mettendo un tono conclusivo nella voce. «Nel frattempo, non vedo l’ora di arrivare».

  Lui ghignò sgradevolmente. «Ma cosa crede, io quando fa buio me la batto».

La storia si apre con il prof. Montague, uomo di scienza che decide di mettere in piedi un esperimento per studiare il paranormale, con Hill House come soggetto, visto il suo passato turbolento.

Spedisce inviti a diverse persone che, secondo le sue ricerche, hanno avuto a che fare con eventi paranormali, appunto.

Eleanor Vance è una di queste e nell’invito vede uno spiraglio di speranza per poter riacquistare il controllo della sua vita, infelice fino a quel giorno. Assieme a lei parteciperanno all’esperimento Theodora e Luke Sanderson, nipote dei proprietari della casa.

Hill House si presenta come una villa esuberante, imponente e senza speranza, circondata da una veranda che la cinge stretta come una cintura e una planimetria disposta a cerchi concentrici.

“Aveva una pianta incredibilmente disarmonica, che dava a tutte le sue proporzioni qualcosa di sbagliato, di agghiacciante, tanto che in una direzione le pareti sembravano sempre un po’ più lunghe di quanto l’occhio fosse in grado sopportare, e in un’altra un po’ più corte della minima lunghezza tollerabile”.

C’è molto non detto in questo romanzo, tanto da controllare a fine capitolo se avessi saltato qualche pagina… questo mi ha lasciato molti dubbi in testa, come i dialoghi. Da questi si delinea la trasformazione dei personaggi, l’influenza che la casa ha su di loro, e mi sono apparsi noiosi fino all’ingresso di Mrs. Montague.

Da questo punto in poi mi è sembrato che la storia prenda vita, Hill House si risveglia, fino alla conclusione -a mio parere- un po’ frettolosa.

Questa è stata la mia prima impressione, poi ho deciso di informarmi perché sentivo che mi mancava qualcosa ed era l’errata chiave di lettura. Io aspettavo i colpi di scena, apparizioni inquietanti e invece si tratta di un horror psicologico, con il potere di mantenere una sensazione di ansia costante nel lettore, grazie anche alla presenza sinistra di Hill House.

Ho ascoltato diversi pareri, per arrivare a una conclusione: ognuno ha sviluppato una propria chiave di lettura; c’è stato chi lo ha adorato da subito cogliendo quell’interminabile sensazione di ansia, chi ha imparato ad apprezzarlo con il tempo e a qualcuno proprio non è piaciuto.

Io mi vedo nel secondo gruppo e per questo consiglio L’incubo di Hill House perché lo trovo uno di quei libri che non si possono non leggere.