OSCURI TALENTI, di J. M. Miro, Bompiani editore

Immagina una tenebra,

una tenebra che è dentro di te

ma non è te. E tu senti che è lì,sempre in agguato.

IL ROMANZO

Grigio, nero e quella tonalità di blu tipica delle giornate piovose. Sono questi i colori che questo romanzo mi evoca.
In buona parte è dovuto alla scelta dark dell’autore, unita alla sua elegante, curata e tetra scrittura.
La stessa scrittura che accompagna il lettore in tutti i luoghi magistralmente descritti. Dal vagone di un treno immerso nella notte, dallo stanzino buio nascosto in un sotterraneo nel Mississippi, al freddo porto di New York. La grigia Londra avvolta nel fumo e fuliggine fino al Giappone, stretto in un caldo asfissiante, bagnato da piogge torrenziali.

Questi ambienti descritti fanno parte della prima parte del romanzo -in realtà il libro non è diviso in due parti, ma è una sensazione che mi ha trasmesso durante la lettura. La rottura avviene al capitolo intitolato L’Istituto. 1882
Nella seconda parte vedremo una Scozia invernale, il caratteristico verde è più scuro e bagnato dall’umidità.

Una qualità che mi ha invogliato da subito a proseguire con questa lettura, è appunto la magnifica capacità di descrivere con precisione -non pedante- questi luoghi, in un arco di tempo che prende la seconda metà dell’800, tratteggiati da una scelta narrativa dark e cruda.
In questa atmosfera tetra si sposano alla perfezione i personaggi. Completamente differenti l’uno dall’altro, uniti dal senso di solitudine e dalla ricerca di appartenenza.
La scelta di come organizzare l’intreccio della storia è geniale e aiuta a famigliarizzare coi personaggi dove lo studio dei tratti psicologici di ogni uno è così ben fatto da sembrare reali.


Oscuri Talenti si apre con Marlowe, ancora in fasce, trovato da una donna sul vagone di un treno merci, di notte. Il piccolo ha la pelle così chiara da poter intravedere le venuzze blu e il visino circondato da una massa di capelli nero pece, leggermente illuminato da una luce azzurrina, tra le braccia della bambinaia morta.
Ancora così piccolo viaggerà molto, spostandosi tra sporche e grigie città, protetto solo dall’amore delle donne con lui. Prima Eliza, poi Brynt. Imparerà troppo presto la sensazione di essere diverso, temendo per quello che in realtà è un dono.
Poi il lettore passa a fare la conoscenza di Charlie, un ragazzo mulatto orfano che vive in un paesino nel Mississippi. Per uno come lui, non è affatto difficile essere oggetto di scherno e finire processato per qualcosa di cui non ha colpa. Ma lui non muore, le ferite seppur dolorose si rimarginano. Diviene lo sfogo dei poliziotti, che lo rinchiudono in uno stanzino sottoterra. Tanto non muore, poi è nero, a chi può importare? È questo il pensiero che alleggerisce la loro sporca anima.

Nella seconda metà dell’800, nel sud degli Stati Uniti -e non solo-, la segregazione razziale e il divario sociale sono ampi. Questi problemi non importano a nessuno. Pensa poi se uno di questi poveri ha pure dei poteri! Può essere solo il figlio del demonio.  
Sarà grazie a Mr Coulton e Alice Quicke che questi, e altri orfani, troveranno un luogo sicuro: il Cairndale.
L’istituto dovrebbe essere il luogo in cui tutti gli orfani con doni particolari, ritenuti malvagi dalla maggior parte delle persone, trovano protezione e possono finalmente abbandonare quel senso di solitudine che fino a quel momento non li ha mai abbandonati.

[…] I suoi occhi assorbivano le ombre. Fu la prima cosa che Alice notò. Ed era sicuro di sé, fin troppo, compiaciuto della propria intelligenza. Fu la seconda cosa che le saltò all’occhio. […]

Solo un po’ più avanti farà il suo ingresso ufficiale Jacob Marber, l’antagonista. Ora il lettore è pronto a conoscere la sua storia.
Inizialmente si sente solo echeggiare il suono nome tra le pagine del libro, odiandolo. L’autore ha scelto di presentarlo dal suo lato umano, con la sua storia di orfano, prima di trasformarlo in un mostro nelle mani del Drogor. Quasi come per far provare compassione per lui, un poco.

È sottile la linea tra il bene e il male e questo traspare in ogni personaggio.

L’AUTORE

J. M. Miro è lo pseudonimo dello scrittore canadese Steven Price.
È un poeta e insegnante all’università di Victoria, British Columbia, dove vive con la famiglia.

Nel 2022, al Lucca Comics & Games ha presentato il romanzo con una bella intervista, con Licia Troisi come mediatrice.
Una delle domande era relativa ai protagonisti e alla connessione con le ambientazioni:

JM Miro ha voluto però soffermarsi anche sulla connessione fra l’ambientazione e i protagonisti adolescenti di Oscuri Talenti:


Sapevo che i protagonisti sarebbero stati ragazzi con abilità speciali, quello che ho maturato in seconda battuta era dare background tragici o provenienti da situazioni di povertà e miseria perché il 19° secolo è stato forse il secolo peggiore per essere bambini. Questo mi ha permesso di sviluppare i loro “poteri” o “magie” di conseguenza. Per esempio c’è Ribs, una bambina che nessuno avrebbe mai nemmeno degnato di uno sguardo nella Londra vittoriana. Volevo che quella sua condizione diventasse la sua abilità: quindi ha sviluppato l’invisibilità. Poi c’è Charlie, che è nero ed è vittima di razzismo nel Sud degli USA, quindi la sua abilità è diventata quella di poter rigenerare qualsiasi sua ferita in barba agli attacchi fisici che subisce. 

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CAPITOLI


È un aspetto sul quale non mi soffermo sempre, ma in Oscuri Talenti è impossibile non notare la suddivisione dei capitoli e sotto capitoli. Più che altro, i titoli di questi.
Una Geografia della Polvere, come fa a non far impazzire un titolo del genere?

Sono 40 e ben gestiti in 6 parti. Ognuna di queste ambientata in un periodo differente, mostrando la scelta dell’autore a non voler seguire una linea temporale, e preferire spostarsi tra il 1874 e il 1882, dipendendo dalla necessità di mostrare un qualcosa di importante al lettore in quel momento della narrazione.
E funziona molto bene.

CONCLUSIONI

La ricerca dietro a Oscuri Talenti, la cura nel creare un’opera originale, curata, pensata. La scelta di trattare temi molto sensibili come il divario esistente nella società del XIX secolo tra ricchi e poveri, la difficoltà dei bambini di vivere in quegli anni -molte volte celata in film e libri ambientati in quel periodo-. Il tutto visto sotto gli occhi degli stessi orfani. Sono loro che mostrano al lettore la difficoltà di sopravvivere, sia psicologicamente che fisicamente, la cattiveria delle persone e quanto può essere perfida la vita, delle volte.

La trasposizione veritiera della società vittoriana, abbinata alla scelta dark, portano questo romanzo fantasy a un livello molto alto.
Jacob Marben, l’antagonista per eccezione, che da la caccia ai bambini terrorizzati per poter sfamare il drogor, fatto di tenebra, fumo e polvere, seguito dal suo morvide -un non morto assetato di sangue e succube delle volontà del suo padrone- sono la ciliegina sulla torta.
Il fatto che non si palesano subito ma, come tutti i personaggi, vengono introdotti gradualmente, dando al lettore di poterli conoscere bene, prima di giudicarli.

Oscuri Talenti è il primo romanzo della Trilogia dei Talenti, dove il senso di inquietudine non abbandona mai il lettore, in bilico tra il regno dei morti e quello dei vivi.

C’è solo da attendere gennaio 2024 per il secondo romanzo della saga, che si intitolerà Portatore di Polvere (con un titolo come questo non potrà che essere una bomba!)